Cappuccino - tutta la verità


Quello che vedete qui sopra è un cappuccino servitomi oggi da un cameriere gonfio d’orgoglio quasi quanto la schiuma di latte in equilibrio sui bordi della tazza. Opera d’arte accolta con un entusiastico ooooh da parte degli astanti tedeschi miei commensali. Prontissimo mio marito a prevenire il commento della solita italiana rompiballe e a sussurrarmi a denti serrati: shhh, non dire niente! Dal mio sguardo maligno ha capito perfettamente che appena avuto un momento libero avrei scritto un bel post sul cappuccino.

Ora lo dico una volta per tutte: in Germania non sanno fare il cappuccino. Basta, l’ho detto, mi sono tolta un peso. Neanche i baristi italiani ci riescono, è come se si fossero dimenticati che la schiuma si fa piatta e compatta, deve essere cremosa e non sbollicinosa!
La spiegazione di questo fenomeno mi è arrivata da Marco, il mio amico sardo che per lavoro fa lo scienziato – per davvero, in laboratorio, con il camice, le cavie e credo anche le provette – e che quindi per me sa sempre tutto. La sua fantastica teoria vuole che la schiuma del cappuccino imiti quella della birra. Ecco che la bevanda nazionale italiana viene rivisitata, reinterpretata, reinventata, decontestualizzata, integrata, globalizzata… crucchizzata insomma.
Ci sarebbe anche un’altra teoria più veniale ossia: il prezzo assolutamente spropositato di questi cappuccini (due-e-quaranta in media!) è giustificato con il lato estetico, il lavoro di cesello e lancia a vapore che crea sculture futuristiche.
Ma anche nonostante il prezzo esagerato, i tedeschi adorano il cappuccino! Sven sparge delicatamente lo zucchero sulla schiuma, solo un velo per non farlo sprofondare subito nel bagno liquido sottostante. Poi con la punta del cucchiaino stacca un pezzo della nuvola bianca e dolce, se lo porta alle labbra, gode quell’istante brevissimo che separa la sensazione di calore sulla lingua dall’evanescenza scoppiettante delle bollicine di latte. E ripete il gesto fino a far scomparire il ciuffo bianco e lasciar posto a quello che poi in realtà si rivela essere un mediocre caffelatte…la schiuma è tutta scena!
Sapete poi una cosa davvero strana dei tedeschi? Bevono il cappuccino dopo i pasti! Ma, dico io, si possono avere le papille gustative così distorte? Come si fa a rovinare così un pranzo, magari in un ristorante italiano di alto livello? È mai possibile che un rito italiano debba essere così brutalmente mistificato?
…ecco che arriva Vale, la ragazza di Marco: Mari, sono costretta a rivelare ai tuoi lettori che anche tu bevi il cappuccino dopo pranzo!
Beccata.
E se tirassi fuori la scusa che sono una mamma che allatta e quindi cerco di smorzare la caffeina con il latte?
… si intromette Sandra: non dire cavolate, il cappuccino a pranzo lo prendevi già addirittura prima della gravidanza.
E va bene, lo ammetto. Io il cappuccino dopo pranzo ogni tanto lo bevo! Lo prendo soprattutto in inverno, quando fuori fa un freddo boia e ho bisogno di qualcosa che mi scaldi e che mi faccia passare più tempo possibile al chiuso o prolungare anche solo di due minuti la pausa pranzo prima di rimettermi al pc. E lo prendo perché da quando abito in Germania ho scoperto che mi piace da morire il latte, io che ho passato tanti anni a non berlo. E lo prendo perché qui nessuno mi giudica se bevo il cappuccino dopo pranzo. E lo prendo perché in fondo io i crucchi li critico tanto ma per molte cose sono ben peggio di loro!