Un sottile filo verde


Ho conosciuto il mio biondino d’oltre cavolo durante l’Erasmus a Jena. Per non perdere neanche un minuto prezioso della sua presenza, imminente quello che entrambi a torto pensavamo fosse un addio, nelle ultime settimane di permanenza jenense mi sono impiantata a casa sua. E dei suoi coinquilini. È qui che ho imparato e visto molte delle abitudini che rendono questo Paese così speciale – nel bene e nel male.
Eccone una.
Una sera, dopo giorni di assoluta bella vita, servita e riverita da tre aitanti tedescotti, ho deciso di rendermi utile e dare una mano in casa. E così, dopo cena, ho deciso di lavare i piatti (in tedesco Abwaschen). Ho aspettato che uscissero tutti dalla cucina – un po’ per assicurarmi un bell’effetto sorpresa ad alto coefficiente di gratitudine e un po’ per evitare ai presenti la pena di sentirmi cantare a squarciagola tra una padella e un cucchiaio – e mi sono messa all’opera.
Dopo pochi minuti arriva Marcel che mi strilla “Nein, nein!!! Was machst du? (cosa fai)”! “Aufhören, aufhören (smettila)”.
“Ma che meraviglia! Che cavalieri, che gentiluomini! Che Paese avanti in fatto di emancipazione femminile, non vogliono che alzi un dito!”
Ovviamente avevo frainteso, non si trattava di uno smisurato eccesso di ospitalità. Il mio modo di lavare i piatti era per lui del tutto anomalo e poco ecologico.
Perché? Io ho sempre fatto così: detersivo a fiotti sulla spugna e acqua corrente, un bello scroscio vivace e rumoroso – e qui si capisce anche il motivo del canto sbraitato.
Sa-cri-le-gio! Far scorrere l’acqua, sprecarla!
“Ich zeig dir was – ti faccio vedere io come si fa”.

La tecnica con cui i tedeschi lavano i piatti è molto interessante. Si riempie il lavandino d’acqua e si mette il detersivo. Poi si immergono i piatti uno alla volta nella piscinetta mastrolindica, si strofinano con la spugna o con la spazzolina e si mettono a scolare di fianco al lavello o sul tavolo – sì, perché qui lo scolapiatti sopra la testa come l’abbiamo noi non esiste.
Cosa manca?
Ma un punto fondamentale: il risciacquo!
Se si mette troppo detersivo i piatti escono intinti di schiuma bollosa che non viene lavata via, ma si lascia scivolare sul piatto sottostante e tanti saluti.
A seconda della quantità delle stoviglie sporche varia il numero delle volte che si svuota e si ririempie il lavello, questo per evitare di pucciare i piatti nel naturale sudiciume creato da resti di salse, salsicce, burro e leggerezze varie.
In teoria…
Perché ne ho osservati tanti di amici e conoscenti nel momento magico dell’Abwaschen e posso dire che gli uomini, specie quelli più giovani, sono quelli col maggior senso ecologico: l’acqua non si ricambia mai – nemmeno se sto lavando i piatti dopo una festa con 30 persone – e il detersivo va usato con enorme parsimonia, solo un sottile filo verde…

Meno male che nella mia casetta di Amburgo ho la lavastoviglie: mi evito così lo strazio di inorridire ogni volta che tocca al biondino lavare i piatti!